Secondo i dati contenuti nell’Energy Efficiency Report 2017, realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2016 gli investimenti in efficienza energetica realizzati in Italia hanno raggiunto i 6,13 miliardi di euro, confermando il trend positivo degli ultimi 5 anni e facendo registrare una crescita dell’8% rispetto al 2015. In cima alla classifica, con oltre 3 miliardi di euro di investimenti, ovvero il 53% del totale vi è il segmento residenziale, le cui  previsioni di investimento per il periodo 2017-2020 si attestano intorno ai 10 milioni di euro all’anno.

Dal Rapporto emerge anche come il numero di “Nearly Zero Energy Building” (edifici ad energia quasi zero) in Italia si attesta tra le 650 e 850 unità, di cui circa il 93% a uso residenziale, con una distribuzione unicamente a livello di Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto. Se si considera che gli edifici residenziali in Italia sono circa 12,1 milioni (cui si aggiungono 1,5 milioni di edifici non residenziali) è possibile affermare che la diffusione di edifici a zero emissioni sono ancora pochi nel nostro Paese.

Progetti come DREEAM possono contribuire a creare una maggior conoscenza e consapevolezza da parte delle Amministrazioni Pubbliche e delle agenzie per l’edilizia pubblica residenziale verso nuovi modelli virtuosi e replicabili di riqualificazione energetica a scala di quartiere nell’edilizia sociale e residenziale. Modelli basati non solo sull’introduzione di soluzioni tecnologiche all’avanguardia, ma anche caratterizzati da meccanismi finanziari innovativi, quali – ad esempio – un nuovo modello contrattuale dove i proprietari dell’edilizia sociale ( enti pubblici o privati) e gli inquilini collaborano e co-investono con l’obiettivo di azzerare  i consumi  energetici e i costi delle utenze e di vivere in un edificio riqualificato  a “costo zero” e caratterizzato da requisiti di alta classe energetica.

È questa la sfida intrapresa da ATER all’interno del progetto DREEAM. Una sfida che porterà ATER ad essere una delle prime aziende in Italia a sperimentare un nuovo modello di rinnovamento energetico a livello di quartiere mediante un approccio architettonico, sociale e finanziario integrato (audit con studio analitico delle bollette, monitoraggio continuo ed in remoto delle performance energetiche, sia nella fase ex ante che nella fase post-intervento, coinvolgimento dell’inquilinato per la scelta degli scenari di intervento più efficaci ed iniziative dirette di didattica e sensibilizzazione, contratto EPC ed ESCo, ovvero una formula contrattuale per i servizi energetici raramente applicata nell’edilizia pubblica residenziale in grado di assicurare il ritorno degli investimenti effettuati per le opere edilizie, garantendo al contempo all’inquilino di ottenere la condivisione di parte dei benefici ottenuti dai risparmi sulle bollette). E a rendere il sito pilota di Borgo Furo una buona pratica a livello europeo. 

L’Energy Efficiency Report 2017 fornisce, infine, una disanima delle soluzioni tecnologiche più frequentemente attuate nella realizzazione degli edifici a emissioni quasi zero, molte delle quali adottate dall’intervento sul complesso di Borgo Furo: serramenti ad alte prestazioni, ventilazione meccanica con recupero di calore, pannelli fotovoltaici, coibentazione con sistemi di isolamento innovativi, caldaie di nuova generazione.

Articolo pubblicato lunedì 26 febbraio 2018