L’edilizia pubblica residenziale (edilizia sociale) conta in Europa circa 25 milioni, di alloggi, più della metà dei quali hanno consumi energetici oltre i 150 kWh/mq/anno. Questo singolo dato è in grado di spiegare da solo l’attenzione dell’Unione Europea verso lo sviluppo di iniziative e progetti in grado di favorire dei modelli virtuosi di riqualificazione energetica nel settore pubblico e residenziale.

Riqualificare gli alloggi sociali dal punto di vista energetico significa, infatti, ridurre del 50% le emissioni di CO2 degli edifici, puntando dritti alle cause dei cambiamenti climatici, ridurre – soprattutto per le famiglie a basso reddito- le spese e lo spettro della povertà generati dagli alti costi energetici e stimolare un’economia più competitiva e più verde attraverso l’impulso al mercato che l’alloggio sociale può dare con i suoi investimenti.

Si tratta di una sfida enorme. Nei paesi europei, la voce di costo relativa all’energia è in costante aumento mentre in molti paesi si sta manifestando il fenomeno denominato “fuel poverty” (cioè l’incapacità delle famiglie di pagare il costo dell’energia). Se le strategie di mitigazione per contrastare i cambiamenti climatici obbligano ad intervenire in maniera efficace entro pochissimi anni, ancora meno tempo è concesso alle famiglie con redditi bassi, considerando il fatto che l’aumento costante della popolazione anziana, degli immigrati e delle famiglie mononucleari espone alla vulnerabilità una larga fetta dei residenti delle case popolari. 

Le conseguenze sono allarmanti. Rimanendo unicamente all’interno della dimensione sociale del problema, l’aumento dei costi energetici non accompagnato da un vero e proprio piano strutturale per l’efficienza energetica degli alloggi popolare determina un minore utilizzo degli impianti di riscaldamento da parte degli inquilini, un aumento del deterioramento degli alloggi (muffe, umidità, muffe), l’aumento delle conflittualità condominiali e – naturalmente -  l’indebitamento (ovvero morosità, rischio «fallimento» dei condomini).

Già da diversi anni l’ATER di Treviso ha intrapreso un percorso atto alla trasformazione del proprio patrimonio abitativo in un’ottica di sostenibilità ambientale ed inclusione sociale. Una nuova “progettazione sociale” dell’abitare con una maggiore attenzione ai contesti che cambiano, e in particolare, al  contenimento dei consumi energetici. Obiettivi, questi, che l’ATER sta cercando di raggiungere anche attraverso la sinergia e la collaborazione con altri soggetti europei, impegnandosi attivamente in gruppi di lavoro internazionali, quale il progetto DREEAM, nella continua ricerca di un confronto finalizzato al miglioramento della qualità dei servizi.

Articolo pubblicato giovedì 22 febbraio 2018